BOLOGNA Arte Fiera 2017
Via D'Azeglio, 7
27 Gennaio - 30 Gennaio 2017
Recensione di Diletta Iacuaniello
L’esperienza del sogno, per sua natura talmente complessa e indefinibile, sembrerebbe impossibile da descrivere tramite un mezzo come la fotografia che, conservando nell’immaginario comune l’identità indicale tipica del sistema analogico, viene ancora spesso erroneamente considerata come semplice strumento di riproduzione della realtà.
Eppure, la macchina fotografica di Ostini ci regala la possibilità di intraprendere un viaggio ai confini con l’onirico, mediante lavori fotografici dal carattere surreale, che parlano di memorie dell’anima, figure che esprimono emozioni personali originate dall’osservazione della realtà e riaffiorate durante il lavoro onirico. La mente cattura un frammento di vita affettivamente investito, decontestualizzandolo, spostandolo in un tempo sospeso, irreale, in una dimensione quasi allucinatoria.
Attraverso manipolazioni sottili e affascinanti, che sfruttano un errore trasformato in una tecnica ben precisa, emergono opere pervase di mistero e poetica espressiva, nelle quali realtà e sogno si sovrappongono, proprio come avviene nella fase del sonno che precede il risveglio, lasciando lo spettatore assorto nella lettura di svariati significati psicologici, che spaziano dalla serenità suscitata dalla purezza di un torrente che scorre limpido e veloce, all’inquietudine di spazi irriconoscibili e indecifrabili.
La fotografia in questo caso non è più indice di qualcosa di oggettivo, ma diviene cristallizzazione di un’esperienza personale, è l’epifania di un’emozione, di un sentimento suscitato da qualcosa di reale, ma che riaffiora a sorpresa nella dimensione inconscia del sogno per divenire traccia eterna.
Ecco dunque che l’emozione trascende creando un’esperienza estetica, un fenomeno artistico che apre e mantiene aperto un campo di tensioni emotive, percettive e sensoriali a partire dalle quali il pensiero argomentativo può produrre una serie pressoché illimitata di variazioni interpretative.
Le opere fotografiche di Ostini, immerse in una realtà che prima di essere vista viene sentita, rappresentano un processo che potremmo definire quasi catartico, che nasce dall’esigenza di trasferire nel lavoro artistico i propri stati d’animo utilizzando il processo creativo come una sorta di percorso di analisi, nel quale emergono particolari talvolta nascosti a un primo sguardo razionale, ma che, impressi nell’anima, riaffiorano e risultano evidenti nell’opera finita.
Arte e sogno si incontrano dunque e convivono nella fotografia di Ostini che utilizza la macchina fotografica come una scatola dell’anima che registra immagini emotivamente coinvolgenti e le rielabora preservandone la dimensione suggestiva e inaugurale della visualizzazione intima e onirica.